Col mare.
Su di in un precipizio nodoso
solfeggio costante il risucchio corale
e danzando sospingo ogni anfratto ridotto allo sfratto,
controllato da scorci d’illusa memoria
e fantocci impregnati d’ignavia.
Sono solo… e lo sai!
Fintanto che ancora, vivendo in un sogno,
trovassi anche solo uno spiraglio d’ardita memoria,
vorrei che morisse e mai più non tornasse
quel calice riverso ricolmo d’inezie,
bagliori offuscati di tarli succinti al fervore dell’ombra lasciata dal sole.
E quindi per ore t’abbraccio,
noncurante di me t’accarezzo,
cosciente di te io mi amo e d’ardore ti amo
per quanto si possa,
dal cuore alle ossa…
E spero qui con me d’essere gioia tua,
immacolata bellezza,
splendente in te nei tuoi riflessi
colmare ogni solco dei miei infiniti, inutili eccessi.